L’intelligenza artificiale è uno dei fenomeni che, almeno a giudicare da quanto è stato possibile constatare in questi ultimi anni, pian piano ridefiniscono i connotati della realtà circostante, portando a nuove concezioni di esistenza, economie digitali – vedi ad esempio banca Widiba con il suo conto online – e forme di potere che, solo qualche tempo prima, si considerava impossibili. L’importanza degli algoritmi smart è tale che oggi è possibile assistere ad una corsa all’IA senza precedenti, ma se davvero si desidera comprendere la portata di un simile processo di evoluzione, allora è fondamentale discernere l’immaginario collettivo dalla realtà dei fatti, poiché soltanto così si potrà propendere verso un futuro in cui le macchine intelligenti possano costituirsi come un beneficio per tutta l’umanità.
Hollywood è da sempre un grande insegnante quando si tratta di comprendere i possibili progressi della scienza, ma molte volte le immagini delle pellicole rischiano di offuscare la capacità di giudizio analitico che da sempre differenzia l’essere umano dalle altre creature che popolano la terra.
Creare artificiali senzienti alla conquista del mondo
Uno degli scenari più negativi immaginati tanto dall’opinione pubblica, quanto da alcuni di coloro che lavorano con dedizione allo sviluppo di nuove forme di intelligenza artificiale, è quello che un giorno le macchine possano prendere coscienza del loro essere e di conseguenza indurre l’umanità ad una perenne forma di schiavitù; una visione che, per quanto logicamente fondata, di sicuro ha le proprie radici nel cinema e in alcuni suoi grandi capolavori di fantascienza, tra i quali ovviamente non può che annoverarsiTerminator.
Macchine che si rivoltano contro gli umani che le utilizzano, robot dalle capacità intellettive infinite, società schiavizzate dal dominio degli algoritmi e dalla superiorità del metallo contro i tessuti biologici; tutte prospettive che, almeno in linea di massima sono realmente suscettibili di verificarsi e che, proprio per questo, è sempre bene tenere a mente onde evitare che costituiscano la realtà fattuale delle cose, prima ancora che ce ne si possa rendere conto; ma che, d’altro canto, rischiano di deviare il fulcro dell’attenzione verso problematiche già esistenti, tanto pericolose quanto i risvolti distopici conosciuti attraverso il cinema.
Il vero problema non sono le macchine intelligenti, ma l’uomo dietro gli algoritmi
Non ci è dato da sapere con certezza, per quanto comunque sembri altamente probabile, se un giorno si arriverà davvero alla Singolarità Tecnologica di Ray Kurzweil; fino ad allora però, chiunque ha a cuore la libertà di ogni essere umano, dovrebbe anzitutto prendere coscienza del fatto che, oggi, la più grave minaccia è rappresentata non tanto dalle macchine intelligenti che, mano a mano si si sostituiscono all’uomo nei centri decisionali più importanti, quanto soprattutto da tutti quegli attori in carne e ossa che cercano di utilizzare l’intelligenza artificiale per aumentare il proprio potere economico, politico e militare.
Metropolis, 2001: Odissea nello Spazio, Blade Runner, solo per citare alcune delle pellicole che hanno fatto la storia del genere fantascientifico, mostrano tutti futuri distopici nei quali lo sviluppo delle macchine intelligenti porta a circoli viziosi che, nel tempo, sottomettono il genere umano a nuove forme di schiavitù; osservando con attenzione la realtà odierne, è facile rendersi conto del fatto che se solo un ristretto numero di persone hanno la capacità di sviluppare intelligenza artificiale, il futuro dell’umanità potrebbe essere molto più negativo di quanto Hollywood ha cercato di insegnare per mezzo delle sue intramontabili pellicole.